domenica 12 aprile 2020

Il farmacista generoso di Angelo Liuzzi

Il farmacista generoso
Conversazione con una mente rivoluzionaria






La presente conversazione non è mai avvenuta se non nell’immaginazione dell’autore. Sebbene ci siano molte risposte della sua interlocutrice facilmente reperibili sul web o nei libri della stessa, l’intero corpus e l’interpretazione di questo è da attribuirsi all’estro dell’autore che se ne assume la piena responsabilità, le fonti no, quelle sono veritiere e circostanziate dalle note.
L’autore escogita l’espediente della conversazione immaginaria per adempiere al meglio il suo dovere di scrittore: fare il punto della situazione, mettendo assieme i fatti salienti del panorama nazionale e internazionale, inerenti la triste e macabra vicenda che vede coinvolta la popolazione ai tempi del coronavirus.
Questa pertanto è una conversazione non autorizzata con una mente rivoluzionaria, la quale spero abbia il tempo di redigere ed autorizzare, apportando le dovute modifiche che lo scritto merita.






Miei cari fratelli, quando sentirete vantare
il progresso dei lumi, non dimenticate mai
che la più bella astuzia del diavolo
è convincervi che lui non esiste!




Quando la fiducia che si prova è come l’acqua di un lago senza fango, così limpida come un cielo d’estate sempre blu, si mette un potere enorme nelle mani, il più delle volte, di sconosciuti.
Lo sanno i bambini e lo sanno gli innamorati alle prime armi. Deve passare del tempo prima che si possa scalfire la corazza della fiducia, senza che si possa penetrarla.
Si cresce e pochi saranno così sfortunati da diventare adulti mantenendola intatta. I più fortunati impareranno l’arte del disinganno ma quando si ha una tale fiducia bisogna sperare d’avere genitori meritevoli o amanti irreprensibili. Se poi crescendo ci sarà tra questi chi avrà intrapreso la propria strada, riuscendo a realizzarsi, con la dovuta fatica, non gli verranno certamente mosse accuse infondate senza farla franca.

Magari tra questi ci sarà chi ha studiato medicina, laurea cum laude, diventando uno scienziato o un ricercatore di successo e vivrà anch’egli fuori dall’Italia dove dirigerà un centro di ricerca universitario d’eccellenza e io sarei il primo a capire il perché si è pronti a difendere tutto quello che si è studiato con enorme abnegazione e passione. Perché avrà guadagnato una soddisfazione tale che i “barbari” della rete non possono intendere. Eppure Lei non è buriona, appare sempre disponibile, onesta e, nella sua ironia, ben disposta a spiegare alle persone più comuni quello che sa, senza sentire il bisogno di attaccare chi la pensa in maniera differente.

Questo tuttavia non è che uno dei motivi per cui ho deciso di rivolgermi a Lei per farmi spiegare quello che può dirmi di questo Nuovo Coronavirus, poiché allo stato attuale delle cose credo che nessuno più di lei possa far luce sulla vicenda e mi auguro che i politici italiani, come fanno già quelli statunitensi, le prestino ascolto prima di continuare a prendere ogni decisione di sorta.

Io faccio il maestro in un asilo out-door e devo dire che con gioia, come se fosse scritta da Sepulveda, ho raccontato la favola del pipistrello e del pangolino, non immaginando assolutamente che questa potesse essere qualcosa di diverso da una metafora che mi servisse a difendere i bambini dall’ansia che avrebbero potuto vivere in casa.
Ascoltando le sue dichiarazioni pubbliche mi chiede di crederle esattamente come i miei bambini hanno creduto a me.
Io però ho diverso credito verso di loro, accumulato da una cura quotidiana nei loro confronti, mentre la prima volta che ho sentito nominare il suo nome, purtroppo, fu per la sua vicenda giudiziaria.
Dovrei pertanto fidarmi quando dice che l’identikit del SarsCov-2 è differente da qualsiasi altro coronavirus noto fino a qualche settimana fa e differente da quello sperimentato in laboratorio nel 2015, in Cina?

Ilaria Capua: Lo è esattamente come è differente la mia fedina penale da quella di un qualsiasi pregiudicato: immacolata! E come lo sono tutti i miei lavori pubblicati che mi rendono altrettanto credibile agli occhi della collettività scientifica almeno quanto i suoi occhi a quelli dei bambini dell’asilo.
Questo virus, sebbene abbia aspetti comuni, appartiene anch'esso alla famiglia dei coronavirus e ha delle differenze. Le faccio un esempio, è come avere un’automobile di media cilindrata, anche un po’ goffa se vogliamo, come lo sono i virus di questa famiglia, ma con un motore più potente.

Angelo Liuzzi: Come fate a saperlo?

IC: Lo sappiamo perché è come se disponessimo di un codice a barre che ci permette di definire senza dubbio che si tratta di qualcosa di nuovo, tantomeno creato in laboratorio, perché anche questo si vedrebbe. Del resto l’esperimento del 2015 non ci dice che i virus si possono creare in laboratorio, questo lo sapevamo già, ci dice che sia possibile la mutazione del virus attraverso il passaggio diretto dal pipistrello all’uomo, che è ciò che è avvenuto nei wet market cinesi.
Inoltre recentemente abbiamo saputo anche che non c’è stato alcun passaggio dal pipistrello al Pangolino, tanto meno attraverso il serpente. Il pipistrello molto probabilmente è stato macellato vivo, come accade in quei mercati, dove il suo sangue ha compiuto il salto di specie entrando poi in contatto con le mani del suo macellatore e da qui è passato alle sue vie respiratorie. Successivamente, essendo un virus che muta molto velocemente ha compiuto delle mutazioni che ci dicono cose ben precise: che allo stato attuale la trasmissione è molto più veloce ma anche meno potente del virus della Sars2002-03 e speriamo che resti così, cioè che non muti in qualcosa di maggiormente pericoloso!

AL: Da qui il dpcm. Immagino che lei condivida le relative misure restrittive, sebbene stiano creando una crisi economica che sarà forse senza precedenti, senza parlare delle crisi famigliari con l’incremento dei divorzi, delle violenze domestiche, dell’aumento dei TSO e della vendita esorbitante di psicofarmaci, con la previsione, negli scenari peggiori, di assalti pubblici ai supermercati, ai bancomat e ai servizi di prima necessità.

IC: Sfido qualunque Governo, trovatosi nella stessa situazione italiana, in prima linea, a dover affrontare un virus dall’entità ignota e così veloce nella sua trasmissione a reagire senza adottare misure restrittive come questo dpcm, anzi sarebbe dovuto essere ancor più tempestivo nell’essere promulgato. Il fatto poi che ogni 3x2 ci sia una aggiustamento dovrebbe far capire quanto sia difficile trovare la strategia migliore, proprio perché il virus è sempre in cerca di mutazione e perché i dati in circolazione non sono tutt’ora attendibili.
Sulla validità delle misure prese poi se ne può discutere, ma sarebbe meglio discutere su quelle da prendere adesso.

AL: Giacché parla di dati voglio chiederle di quella che dovrebbe essere una proiezione del ESICM la quale riporta che:

  • Il 50% della popolazione non prenderà il virus.
  • Dell’altro 50% la percentuale dei sintomatici con una condizione non severa sarà del 80%.
  • Il 15% presenterà condizioni severe ma non critiche.
  • Il 5% verserà in condizioni critiche.

Non essendo la matematica ancora un’opinione: la mortalità sarà del 2,5% circa. Cosa completamente diversa dalle informazioni che arrivano dai media. Questi dati quanto possono essere attendibili?

IC: Se i dati riportati dai Tg non sono attendibili perché ancora mancano di uno screening adeguato e reale, spero vivamente che questi lo siano ancor meno, perché sebbene ci confermino da un lato che la mortalità sia bassa; sappiamo per altro che a oggi i decessi siano avvenuti in soggetti che presentano 3 o più malattie correlate, - salvo pochi casi noti però non certificati da un esame anatomo-patologico, - dall’altro, se prendiamo la popolazione italiana a riferimento, ci dice che di oltre 60milioni di abitanti, 3milioni di questi potrebbero aver bisogno di assistenza d’emergenza in ospedale, di cui 1milione e mezzo potrebbero morire. Chi ha delle strutture e un’organizzazione tale da supportare un’ondata simile? Nessuna nazione al mondo potrebbe.
Anche se questa proiezione mi immagino si riferisca a tutto il decorso dell’epidemia, per avere gli stessi decessi delle influenze stagionali dovrebbe spalmarsi nell’arco di 15 anni, visto che i decessi a seguito di influenza, in Italia, si aggirano intorno a un picco di 10.000 casi l’anno.
Il virus non è così lento, infatti per quanto si manifesti nella maggior parte delle persone come un raffreddore, non lo è. Questo è il motivo per cui bisogna stare a casa e vaccinarsi contro l’influenza.

AL: Perché bisogna vaccinarsi contro l’influenza?

IC: Perché, seppure i vaccini non siano efficaci tutti gli anni, un vaccino antinfluenzale permette di togliere dagli ospedali quei casi critici di influenza che andrebbero a sommarsi ai casi critici di SarsCov-2. Se un virus come questo trova in un soggetto a rischio la confluenza di un’altra influenza potrebbe dimostrarsi letale. Inoltre bisogna vaccinarsi perché su chi si presenta in ospedale con i sintomi dell’influenza e ha fatto il vaccino per l’influenza, i medici possono escludere l’influenza dal quadro clinico; o comunque se non lo si vuole fare per sé stessi, lo si dovrebbe fare per i nostri anziani e per le persone a rischio.

AL: Ma se ogni anno i vaccini non sono tutti uguali e potrebbero non funzionare chi lo dice che in quella persona vaccinata in realtà non si tratti di normale influenza?

IC: Normale influenza e altri aggettivi come banale o semplice influenza dovremmo eliminarli dal vocabolario perché l’influenza è capace ogni anno di far fuori un sacco di persone. L’influenza si presenta come un direttore d’orchestra che comunica al cervello di sprigionare una musica di milioni di citochine talmente aggressive da distruggere tutti i tessuti dell’organismo, avvelenando gli organi.

AL: Capisco, anche se non vuole rispondere siamo arrivati al tema scottante dei vaccini. Io sono stato testimone dell’ostracismo da parte dei media riguardo ai numeri dei sostenitori della libertà di scelta vaccinale, i cosiddetti free-vax, all’inizio noti come no-vax.
I numeri delle persone che hanno affollato le piazze italiane è stato considerevolmente superiore a quello dichiarato dai media.
Non pensa che la mancanza di fiducia nelle istituzioni, come quella medica ma in questo caso suppongo quella farmaceutica, tradotta nella paura di vedere i propri figli subire un danno grave da vaccino debba essere ascoltata e debba essere degna di una risposta adeguata? Perché credo che, finora, l’obbligo di così tanti vaccini e l’informazione che i free-vax vivono come tendenziosa, se non di regime, acuisca maggiormente questo divario tanto da spingerli a sostenere che il virus sia più aggressivo in quelle zone laddove la vaccinazione è stata massiccia.

IC: Questa è pura follia, non saprei come altro definirla. Qui sento proprio un moto di rabbia perché queste persone, se pur legittimate dalla loro evidente e magari giustificata mancanza di fiducia, non si rendono conto di quanto loro siano qui grazie agli stessi vaccini che adesso tanto osteggiano.

AL: Beh no, in realtà non osteggiano i vaccini che gli hanno permesso di essere qui oggi, ma quelli di nuova generazione: “ritenendoli inutili, per lo più, se non la principale causa di danno da vaccino che affollano i tribunali di tutt’Italia.”.
Forse quelle migliaia di famiglie le quali vedono i figli, dalla notte al giorno diventare autistici, se non altro, meriterebbero qualche spiegazione in più della semplice liquidazione sull’evidenza scientifica che recita la non correlazione tra causa ed effetto. Questa non è così evidente agli occhi dei genitori, quello che loro vedono è che un giorno hanno bimbi sani, belli, che ridono dando gioia e senso alla loro vita e il giorno dopo si trovano davanti a un inferno per il quale nessuno è preparato ad affrontare. Ci sarà pure una causa per l’incremento di autismo e disturbi analoghi?
Alla fine quello che loro chiedono è che ci sia uno studio che attesti l’attendibilità e la sicurezza di questi vaccini, condotto da un’azienda pubblica e non privata, e visto che di restrizioni dobbiamo parlare, non le sembrano troppi, quindi pericolosi, 10 vaccini nel corpo di un bimbo piccolo o che sia assurdo che i medici, con comprovata esperienza sul campo o noti scienziati, vengano silenziati se non non radiati dall’albo?
Nessuno più di lei sa come ci si sente ad essere accusati ingiustamente, in fondo questi medici e questi scienziati  chiedono un confronto, per quanto ne so rifiutato, durante il quale vorrebbero esporre ciò in cui fermamente credono, rischiando tutto quello che hanno e che alcuni di loro hanno già perso.

IC: Le faccio una domanda io, possibile che ad oggi non ci sia stato nessuno ricercatore al soldo delle case farmaceutiche che si sia ribellato rischiando tutto, come i medici di cui lei parla? Io parlo da virologa e da scienziata, cioè sono colei che ha deciso di rischiare tutti i giorni la propria vita perché a contatto tutti i giorni con questi virus e io sono certa, non solo della mia buona fede, ma anche della mia onestà intellettuale quando mi dirigo sul posto di lavoro. Quello che si fa è creare delle ricette. Queste ricette vanno testate, prima ci volevano 20 anni per testare un vaccino, oggi si sono fatti salti avanti notevoli, riducendo le aspettative di avere un vaccino dai 5 fino a un anno.

AL: Va bene, ma non c’è un tempo di latenza in cui il vaccino indebolisce le difese immunitarie e non è possibile che durante questo tempo, ad esempio, un virus come questo sia capace di attecchire meglio? La Lombardia non le risulta la regione maggiormente vaccinata?

IC: È possibile ma bisognerebbe verificare, cosa molto difficile, che in quel tempo di latenza, la somministrazione del vaccino, negli infettati e nei deceduti, sia avvenuta in concomitanza dell’esposizione al virus. Se la Lombardia abbia questo alto tasso di vaccinati non lo so. Vivo in Florida.

AL: Mettiamo da parte per un attimo gli adiuvanti, lei esclude che in fase di produzione finiscano degli elementi nocivi, le faccio un esempio per tutti. Ci sono dei vaccini che vengono venduti direttamente dentro una siringa. Non le sembra possibile che l’ago possa presentare alla punta metalli dovuti alla lama col quale viene tagliato, come del resto è stato dimostrato da Montanari? Quello che le sto chiedendo, escludendo personalmente l’intenzione di danneggiare i bambini e le persone da parte delle aziende farmaceutiche, non crede possibile che ci siano passaggi nella fase di produzione che non vengono presi nella giusta considerazione, tali da inquinare il vaccino e renderlo così potenzialmente pericoloso?

IC: Mi ha fatto diverse domande, cercherò di rispondere a tutte, anche a quelle che di solito cerco di evitare. Se un vaccino un anno copre solo al 30% o meno è sempre meglio che non essere coperti affatto. Tra uscire d’inverno al freddo, con un pezzetto di coperta addosso e uscire senza, cosa sceglierebbe?
Mia figlia è stata vaccinata 3 volte per il papillomavirus, due volte in Italia e una negli States, ma come la mia singola esperienza, se presa a sé, non fa testo, non fa testo neanche l’esperienza del medico che si vede arrivare nel corso della sua carriera presunti danni da vaccino in ambulatorio, perché a oggi la percentuale di beneficio resta infinitamente maggiore rispetto alla percentuale del rischio della somministrazione, e se dobbiamo fare un discorso di continuazione della specie dobbiamo ragionare su grandi numeri per quanto questo sembri terribile.
Esattamente come oggi - senza dover essere costretti - dovremmo voler restare a casa per non danneggiare i soggetti a rischio, per lo stesso motivo dovremmo vaccinarci. Non si tratta solamente di altruismo o di coscienza etica, si tratta di continuazione della specie, la nostra. Quella della collettività tutta.
Io non ci sono durante le fasi di produzione dei vaccini ma sicuramente non credo che sia possibile che le case farmaceutiche abbiano interessi a danneggiare bambini e  persone volontariamente. I complottisti che lo pensano o sono folli o hanno molto tempo libero a disposizione, usato male per giunta. Però credo, e lo dico da sempre, che bisognerebbe far tornare alla sanità pubblica il compito importante di creare, di scoprire e di produrre non solo i vaccini ma anche le medicine più comuni. Quindi mi sento di dire che, seppur con motivazioni differenti, vorrei che ci fossero molti più fondi per la sanità pubblica e quindi per la ricerca e la produzione pubblica.
Riguardo a Stefano Montanari non ho motivi per mettere in dubbio la sua capacità intellettiva, le sue competenze e la sua buona fede, ho solo timore che sia difficile distinguere dove finiscano i suoi studi e dove inizino le idee complottistiche delle persone che da un po’ di tempo usano e fomentano il suo operato. Detto questo, penso che tutti abbiano il diritto al confronto e ad obiettare, è insito in tutti coloro che facciano scienza seriamente, ma come lei stesso ha potuto riscontrare, se i dati del ESICM si dovessero dimostrare veritieri, per quanto la mortalità sia bassa, resta comunque un numero enorme rispetto all’intera popolazione, e non credo che somministrare la sola vitamina D possa salvare quei soggetti a rischio. Sicuramente potrebbe fortificare la maggior parte della popolazione che comunque supererebbe il coronavirus, ma non salverebbe chi ha 3 o più malattie croniche.
Riguardo alle cause in tribunale io non posso occuparmene ma come la collettività si affida a me come virologa io mi affido alla Giustizia per fare il suo lavoro.

AL: Immagino quindi non abbia avuto modo di leggere stamani, dopo quasi 2 anni di intenso lavoro, la prima pubblicazione, di altre che seguiranno, in peer-review delle analisi sui vaccini MPVR (Priorix tetra), dove risulta un quantitativo “abnorme” di DNA umano: fino a 3,7 microgrammi per fiala, con una notevole differenza tra lotto e lotto. Se questo non è un complotto è sicuramente uno scarso controllo della qualità di questi prodotti farmaceutici.
Cito dal sito web di Corvelva, da dove ho appreso la notizia, aspettandomi che i media la diano presto e nella giusta misura: “Il DNA fetale contaminante presente in tutti i campioni analizzati in quantità variabile (quindi non controllata) è fino a 300 volte superiore al limite imposto dall’EMA per il DNA cancerogeno, limite che va necessariamente applicato anche al DNA fetale che inevitabilmente contamina il Priorix Tetra.”.

IC: Non è un pesce d’aprile vero?
Prima di oggi non c’erano evidenze scientifiche tali per intraprendere un’azione a riguardo. Però vorrei riprendere il concetto, qui si evidenzia un inquinamento non volontario che, per quanto grave, non è intenzionale come molte teorie complottistiche sostengono.

AL: Ciò non toglie che la comunità scientifica, e non solo questa, dovrà rispondere e dare un peso completamente differente alle accuse mosse dai free-vax, i quali a questo punto spero non abbiano letto il suo ultimo libro.

IC: Perché?

AL: Beh, perché nel libro, uscito prima del coronavirus, fa diverse volte riferimento al pangolino, non vorrei che con i suoi precedenti lei finisse nel loro immaginario variegato di complotti.

IC: Ah no, spero proprio di no. In realtà è un libro rivolto anche a loro, forse soprattutto a loro.
Le disgrazie non vengono mai sole, dopo il virus, la crisi, anche questo rispecchia totalmente il mio pensiero di Salute circolare. È triste oggi, con i mezzi a nostra disposizione, perderci nell’egoismo.
I dati di questa ricerca, così come mi immagino i dati delle pubblicazioni che verranno, dovranno sommarsi a tutti gli altri per far sì che tutti si cooperi per sviluppare un concetto di salute globale, che vede non più gli esseri umani al primo posto, parimenti con l’ambiente, gli animali e le piante.

AL: Questo concetto lo esprime benissimo nel suo libro oltre a riassumere la storia delle personalità NL che hanno permesso al genere umano di evolversi e di arrivare fino ai giorni nostri.

IC: Volevo aggiungere una cosa rispetto all’incremento di certe malattie di cui parlavamo prima. Mi sembra che i vaccini siano diventati perfetti per spostare l’attenzione dal problema reale, esattamente come fanno i maghi coi loro trucchi quando con una mano ti indicano qualcosa che hanno già fatto sparire con l’altra.
Ora ci sono le prove che sia possibile inquinare qualcosa che fino ad oggi si sospettava solo possibile, con tutti gli effetti che scopriremo nei giorni prossimi, ma proprio per questo non si può dare la colpa ai vaccini o a chi li crea, visto che, ripeto, noi siamo qui grazie ad essi.
Io sposterei l’attenzione in egual misura sugli effetti dell’inquinamento tanto ambientale quanto alimentare. Questi per me sono la principale causa, non solo di questo coronavirus ma di quasi tutte se non tutte le epidemie umane.
La maggior parte dei coronavirus sono presenti nei pipistrelli così come in molti animali selvatici. Pensa a come questi animali siano stati costretti a cambiare le loro abitudini e i loro habitat perché l’uomo ha invaso i loro territori con, per esempio, gli allevamenti intensivi. Va da sé che questi animali si sono trovati costretti ad interagire con gli animali da allevamento, magari infettandoli.
Ci sono studi a riguardo, potrei citarne molti che lo attestano. Lo studio del 2015, così tanto enfatizzato per gli aspetti negativi, non è che uno dei tanti che ci ha messo in allerta su questo problema. Insomma, per farla breve, noi oggi ci troviamo a desiderare una normalità, quella che abbiamo vissuto fino a prima di questo virus, che è proprio la causa del virus stesso.
È la nostra “normalità” il problema.
Per quanto ci sia chi grida al complotto, volendo trovare a tutti i costi un colpevole, non ci si rende conto che, come la storia insegna e basterebbe studiarla, dietro le molteplici cause legate a questa situazione ci siamo noi e il nostro stile di vita.

AL: Mi sento di condividere completamente questa visione per quanto mi senta impotente, se non nel mio piccolo di fare qualcosa.

IC: Baserebbe iniziare dal piccolo di ognuno, ma ca va san dire, con tutti i tagli alla scuola dubito che la maggior parte delle persone oggi siano capaci di raziocinio e di una tale sensibilità da capire il problema e risolverlo.

AL: Mi fa rendere conto che il nuovo coronavirus non è che la punta di un iceberg.
Lei sa quanto materiale si trovi sulla rete e da come leggo sul suo libro, le idee oggi sono a disposizione di tutti, bisogna saperle cercare. Recentemente ho visionato un video nel quale il dr. Thomas Cown espone una curiosa teoria sui virus.
Citando Rudolf Steiner, Cown sostiene che i virus siano escrezioni di cellule avvelenate: parti cioè di RNA, di DNA o di qualche altra proteina espulsi dalla cellula perché avvelenata. Nello specifico secondo Cown ogni epidemia negli ultimi 150 anni è dovuta ad una elettrificazione della terra. Così, dopo aver segnato le tappe salienti di ogni epidemia con il parallelo progresso tecnologico ha profetizzato che l’avvento del 5G farà ammalare milioni di persone; sorridendo compiaciuto, alla fine del video, ha rivelato che la prima città al mondo ricoperta interamente dal 5G sia guarda caso Whuan. A questo punto Cown introduce il tema dei vaccini e di come i metalli contenuti in questi, attraverso gli adiuvanti di nuova generazione, ci rendano antenne sensibili per i satelliti che orbitano attorno alla fascia protetta della terra.
Finisce la sua videoconferenza citando sempre Steiner, come se citarlo potesse sostituire la mancanza di fonti accreditate a supporto della sua tesi: “Ai tempi in cui non c’era la corrente elettrica, quando l’aria non brulicava di influenze elettriche, era più facile essere umani.”.
Alla luce del fatto che in Lombardia, come in molte altre regioni d’Italia, ci sia già una copertura cospicua di 5G, cosa pensa a riguardo? Se vede la disposizione delle antenne e dei ripetitori è possibile notare che sulle grandi città del centro e del nord come Firenze, Milano o Bologna, per dirne alcune, il 5G è disposto per ora fuori da queste, le circonda, mentre su città più piccole, come ad esempio Bergamo, le antenne e i ripetitori sono all’interno di queste.

IC: La peste nera e il vaiolo sono circolati anche senza corrente elettrica e malattie così fanno perdere il senso delle cose, il senso dell’umano, e di umano a quei tempi ci doveva essere ben poco. Senza i vaccini chissà quale sarebbe il concetto di salute oggi. I free-vax molto probabilmente sarebbero stati i primi a sperimentare il vaccino, andando, come fanno oggi, contro i diktat di allora.

AL: Credo che avrebbero abbracciato più la tecnica della vaiolizzazione piuttosto.

IC: Probabile, ma l’avrebbero interrotta non appena si fossero accorti del beneficio del vaccino, come tutti del resto.
Tornando all’anomalia della Lombardia effettivamente è un caso che va studiato con molta attenzione perché il pericolo è che quello che succede lì non sia un caso eccezionale ma il primo di altri. Questo significa che se cade Milano e dopo cade Roma e poi Londra e poi New York diventerà un problema molto più serio. Speriamo di no.
Ho ipotizzato un problema nel sistema di ventilazione degli ospedali, da accertare, e nello smog, presente in maniera eccessiva in quella regione, oltre al fatto che la Lombardia sia un punto nevralgico per gli spostamenti commerciali e quindi soggetta a molti passaggi di persone. Aggiungi il fatto che non appena si è gridato al virus tutti sono corsi negli ospedali, intasandoli, tanto che chi aveva il virus lo ha trasmesso più velocemente, come è usuale che accada negli ospedali.

AL: Certo. In Giappone hanno ridimensionato l’allarme per non trovarsi nelle nostre condizioni. Da quello che mi risulta la loro terapia intensiva è già al limite per le altre patologie.

IC: la situazione giapponese ancora non è chiara. Ad ogni modo questi sono i motivi per cui sono tenuta a credere che non ci sia una causa sola per questa anomalia ma più di una, così come non di meno c’è bisogno che si verifichino diverse cause, oggi non prevedibili, che permettano a un virus di fare un salto di specie.
Rispetto al 5G, non so chi sia il dr. Cown, ma pensare che un’elettrificazione della terra possa in qualche maniera permettere a un virus di compiere un salto di specie questo è tutto da dimostrare, ma se le onde elettromagnetiche possono indebolire il sistema immunitario fino allo sviluppo tumorale è possibile che in conseguenza di questo il virus, già esistente, possa manifestarsi in maniera più aggressiva o trovare quanto meno tutti i semafori verdi.

AL: Difatti esiste una ricerca, la più grande mai realizzata prima, condotta dall’Istituto Ramazzini di Bologna, attraverso il Centro di ricerca sul cancro “Cesare Maltoni”, per studiare l’impatto dell’esposizione umana ai livelli di radiazioni a radiofrequenza (RFR) prodotti dai ripetitori e dai trasmettitori per la telefonia mobile, la quale ha pubblicato il “Resoconto dei risultati finali riguardanti i tumori del cervello e del cuore in ratti Sprague-Dawley esposti, per 19 ore giornaliere, dalla vita prenatale alla morte spontanea a campi elettromagnetici a radiofrequenza, equivalenti alle emissioni ambientali di un ripetitore da 1.8 GHz.”.
Sono state usate radiofrequenze mille volte inferiori a quelle utilizzate nello studio sui telefoni cellulari del National Toxicologic Program (USA), e si sono riscontrati gli stessi tipi di tumore, aumenti statisticamente significativi nell’incidenza degli schwannomi maligni e tumori rari delle cellule nervose del cuore, soprattutto nei ratti maschi: coincidenza ha voluto che questo nuovo coronavirus sia più aggressivo nei soggetti di sesso maschile. Inoltre, gli studiosi italiani hanno individuato un aumento dell’incidenza di altre lesioni, già riscontrate nello studio dell’NTP: l’iperplasia delle cellule di Schwann sia nei ratti maschi che femmine e gliomi maligni.
Così, lo studio Ramazzini già nel 2018 riteneva che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dovesse ridefinire la classificazione delle radiofrequenze da  “possibili cancerogeni”, com’è tuttora purtroppo, a “probabili cancerogeni.”.
Citando la direttrice dell’Istituto Ramazzini, la dott.ssa Belpoggi: “È molto importante sottolineare il fatto che studi epidemiologici, sulla popolazione, hanno trovato lo stesso tipo di tumori delle cellule di Schwann (che rivestono i nervi) nei forti utilizzatori di telefoni cellulari e sebbene l’evidenza sia quella di un agente cancerogeno di bassa potenza il numero di esposti è di miliardi di persone, e quindi si tratta di un enorme problema di salute pubblica, dato che molte migliaia potrebbero essere le persone suscettibili a danni biologici da radiofrequenze.”.
Per la Belpoggi è impossibile tornare indietro ma sostiene quantomeno che si possano studiare forme di protezione con le quali ci si debba proteggere: “prima che tutto questo non diventi il prossimo tabacco o il prossimo amianto” il quale causerà enormi danni all’ambiente e a noi esseri umani.

IC: Come ti dicevo, le condizioni per cui si crea una manifestazione del genere non è una sola ed è per questo che mai come adesso ci debba essere la necessità di una interazione globale delle risorse, dove tutti, ma dico proprio tutti, inizino a collaborare in maniera complice e continuativa.

AL: Dopo la fortuna di Io, trafficante di virus del 2017, il suo nuovo libro si presta ad essere il nuovo vademecum per chiunque abbia voglia di comprendere che tutto ciò di cui abbiamo bisogno è lì, nei Big Data, bisogna solo avere il coraggio di allungare la mano e far la fatica di scegliere.
Lei è sempre stata considerata una rivoluzionaria, visto che è un’attenta studiosa dei classici, crede che sia possibile vivere la salute oggi come il neoclassicismo ha saputo vivere l’arte? Qual è il suo concetto di salute?

IC: La salute è possibile percepirla solo quando ci viene a mancare, e ci si relaziona ad essa esattamente come ci si contrappone al dolore, alla fame o alla mancanza di Dio. Nutrendoci.
Il collegamento tra salute mentale e fisica è arrivato molto tardi e sotto molti aspetti è ancora sconosciuto se non irriso, ma se potessimo, con i mezzi a nostra disposizione, abbracciare la parte migliore del pensiero antico, io sono certa che la civiltà conoscerebbe un’altra fioritura.

AL: Cosa risponde allora a chi come me pensa, che laddove ci sia più tecnologia ci sia meno cervello?

IC: Che se fosse così troveremmo ancora individui NL nelle zone più povere del mondo, e non è detto che non ci siano, solo che l’umanità non potrebbe giovarsene e molto probabilmente neppure la vita di questi individui. Bisogna riuscire ad essere al passo coi tempi, il che non vuol dire al passo della tecnologia; ma se ragioni col carretto non arriverai nello spazio, così come, giacché il tema principale di questa conversazione è il virus, esiste una velocità biologica, quella propria del virus e della natura in generale che se ne frega altamente della velocità del progresso tecnologico.
Se c’è una cosa meravigliosa che fa questo virus è di imporci di ritornare a una velocità biologica, che è quella propria dell’essere umano.

AL: Come lei dice: “Molte cose sembrano ovvie dopo che ci ha pensato qualcun altro”, verissimo ma come si fa a ritornare ad una velocità biologica senza perdere il progresso a cui siamo arrivati?

IC: Io posso dirti come faccio io. Ad un certo punto stacco tutto e vado a dormire, ma non perché devo. Ci vado proprio con gioia. Torno da mio marito, da mia figlia. Stacco tutto e mi occupo del mio ritmo e sai perché? Avanti, vediamo se sai rispondere?
Perché se c’è una cosa che i virus mi hanno insegnato è che sono una livella sociale, comportamentale. Quando trovano le condizioni adatte colpiscono tutti.
Certo alcuni virus sono più seri di altri, tipo il virus del vaiolo, lui sì che era uno serio: un tipo tutto regolare, me lo immagino come un inglese, bombetta e ombrello. Con una roba così ti ammali una volta e se sopravvivi diventi immune. Sai che ti trovi davanti a uno scontro finale. Ne esci vincitore o muori.
Poi ci sono altri virus, meno seri, ma sono in fermento come se cercassero una vita loro. Così, siccome non possono essere potenti sonno furbi: si comportano di conseguenza, sono più veloci, hanno bisogno di mutare e muoversi velocemente, ma spesso la pericolosità di un virus non è data tanto dal virus stesso bensì dai deterrenti ambientali, animali e comportamentali degli esseri viventi. Ti pare che il virus nel pipistrello che se ne stava per i fattacci suoi potesse fare un salto di specie senza che un cinese, armato di chissà quale attrezzo, non fosse andato lì nella giungla a stanarlo?

AL: Allora anche l’epidemia del morbillo non ci sarebbe mai stata se l’uomo non avesse incominciato ad allevare i bovini?

IC: Bravo. Ora ti chiedo di fare uno sforzo d’immaginazione. Immagina un mondo senza allevamento e di conseguenza senza agricoltura. Ci riesci? Se dai a un uomo un pezzo di terra potrà farti la guerra per difenderlo. Se ad un uomo togli la possibilità di radicarsi, di coltivare la terra e gli animali necessariamente dovrà spostarsi continuamente per prendersi quello che hai tu.

AL: I virus sono necessari dunque? Anche questo lo è?

IC: Creando un collegamento: il padre della pastorizzazione, e non solo, disse che la fortuna favorisce la mente preparata, quella impreparata trasforma la fortuna in sfortuna, aggiungo io e per rispondere meglio ad una delle domande che mi hai posto all’inizio: è vero che siamo di fronte ad una crisi complessa che abbraccia tutti i campi della nostra esistenza, da quella economica a quella famigliare, ma a questo chi era preparato? Di conseguenza ci possiamo sentire sfortunati, piangerci addosso, acuire così le problematiche della crisi stessa.
La cosa che mi fa sorridere è che quando le persone hanno ancora la forza di criticare, di puntualizzare, di accusare questo o quel politico, questo o quella decisione o comportamento vuol dire che stanno facendo il gioco del virus ma che non stanno giocando col virus.

AL: Esiste un modo per giocare col virus?

IC: Assolutamente sì.

AL: Del resto questo non significa scherzare, lo sanno bene i bambini quanto sia serio il gioco.

IC: Inizieremo a farlo quando, rimboccandoci le maniche, e c’è già chi lo fa, guarda tutti gli operatori sanitari e i volontari, non avremo più modo o la forza di pensare alla critica, al pettegolezzo, al comportamento che reputiamo sbagliato del vicino.
Inizieremo a giocare quando riusciremo a contrapporre alla paura il coraggio, alla critica il buon esempio, all’insulto la lode.

AL: Per lo stesso motivo per cui alla fame contrapponiamo il nutrimento e alla mancanza di Dio la preghiera.

IC: Esatto.

AL: Insomma è arrivato il momento di fare gli adulti, non solo per noi, soprattutto per i nostri bimbi. Quello che mi chiedo spesso è se li stiamo salvaguardando abbastanza.
Loro sentono e vivono in maniera amplificata e immaginifica tutto quello che noi genitori facciamo e diciamo, tutte le notizie alle quali diamo il permesso di entrare in casa.
Siamo certi che non ci stiamo dimenticando di loro? Anche perché nessuno di noi ha vissuto, alla loro età, una cosa così e dovremmo cercare di vedere le cose dal loro punto di vista e non sostituirci a loro, come al solito, manipolando la loro visuale.

IC: Immagino che tu stia pensando molto in questi giorni ai tuoi bimbi dell’asilo.

AL: Ci sentiamo tutti i giorni e non posso farne a meno.
I bambini sentono e dobbiamo esserne consapevoli. Risposte come “va tutto bene” o far loro sentire che va tutto male, andavano bene prima del virus, nella frenesia del quotidiano che non abbiamo più. In realtà non andavano bene neppure prima ma oggi sono ancora più dannose.
Forse, come dice un’altra scienziata e rivoluzionaria come lei: “Bisognerebbe autoregolarsi per non investire i nostri figli, dobbiamo renderci conto che oltre alla paura, allo sconforto, alla frustrazione abbiamo dentro di noi, i suoi opposti da contrapporli”, il che non è dissimile da quello che sostiene lei.

IC: Paradossalmente sembrerebbe di avere più tempo a disposizione, in realtà il tempo è lo stesso ma potremmo impiegarlo meglio. La sua qualità si è trasformata.
Il pericolo è di permettere al virus di entrare nelle case anche senza contagiare nessuno, perché più forte del virus può essere la paura che abbiamo di lui a farci ammalare, nel sociale intendo.

AL: Mina la stabilità comportamentale delle persone e forse nazioni come l’Italia e la Spagna, in questo senso, sono quelle che pagano il prezzo più alto. Non siamo giapponesi, se ci tolgono gli abbracci siamo in difficoltà.

IC: Uccide le persone che hanno malattie croniche ma attacca anche le situazioni famigliari. Alcuni esplodono, sentendosi inadeguati, sbagliati, ma altri iniziano ad assumere un comportamento nel quale si riscoprono migliori.

AL: Sì è vero, c’è chi riesce a trarre il meglio da questa situazione, però temo che sia più facile per chi percepisce uno stipendio o abbia un livello di cultura adeguato, per quanto anche questi debbano trovare nuovi accordi tra loro per restare in equilibrio.

IC: E così come i genitori devono fare gli adulti e pensare ai propri figli, adesso è arrivato il momento che anche i politici si scoprano adulti e inizino a parlare meno e ad agire di più. L’italia si aspetta una risposta altrettanto adeguata.

AL: Le faccio un’ultima domanda. Com’è stato possibile essere una rivoluzionaria in un ambiente pieno di nepotismo come il suo, senza sporcarsi le mani o quantomeno cedere a certe regole che espongono le persone, anche di genio, a ricatti di natura etica? Glielo chiedo perché a un certo punto i veri rivoluzionari fanno una finaccia.

IC: Non è detto che io non la faccia ma mi auguro proprio di no! Non a caso vivo e lavoro in Florida. La mia esperienza giudiziaria ti fa capire quanto la mia presenza potesse destabilizzare qualcuno. Almeno è quello che penso. Così come pure l’aver dato il via all’open-source mi ha esposto a pesanti critiche da parte del mondo accademico. Ma per rispondere meglio alla tua domanda forse dovrei dirti che bisogna aver presente il fine che si vuole raggiungere e domandarsi cosa si è disposti a fare per ciò in cui si crede.

AL: Ma lei nasce e si forma in un ambiente dove per entrare non si bussa: o sei figlio di papà o sei “ammanicato" in maniera considerevole.

IC: Non doveva essere l’ultima domanda?
Comunque, per quanto sia vero quello che dici, se fai parte di un sistema, - magari perché ci nasci, - vivi e cresci con certe regole che percepisci normali: fino a quando non hai la forza di renderti conto che non lo sono più e diventi una rivoluzionaria.

AL: Quest’intervista è diventata una conversazione e se continuiamo corre il rischio di diventare un libro. Io la ringrazio molto del tempo che ha tolto al suo lavoro per poter rispondere alle mie domande e mi auguro quanto lei che il sogno di una globalità d’intenti sia possibile a breve.



Chiusa la conversazione con la rivoluzionaria Ilaria Capua ho immaginato, tra i possibili scenari che albergano la mia fantasia, una città improvvisata, due pentole, un viottolo, un fuoco acceso da poco sul disfarsi dell’ora; bimbi che si rincorrono davanti ai pochi vecchi rimasti mentre con sguardi smarriti siedono davanti al loro passato, increduli su come sia stato possibile arrivare a tanto.
C’è odore di pioggia nell’aria ma non piove. L’arcobaleno sormonta le capanne verso le quali gli emarginati si dirigono dalla città, appena fuori dal bosco, che brulica di una vegetazione nuova.
Quei vecchi fuori le mura avrebbero detto che il mondo si cambia un passo alla volta, ma questo presuppone coscienza.
Oggi ci troviamo nella condizione di poter ricominciare da capo e fare qualcosa che possa muovere quel passo, anche se la coscienza vacilla.
Prima ancora del passo: un sorriso forse, dato al vicino che ci scansa per strada perché ha paura, al postino che non ti avverte più del pacco che ti sta lasciando, alla vecchietta innocua in fila a due metri da te, a chi si trincea dietro la mascherina, non perché abbia capito che usandola protegge chi è a rischio ma perché crede di proteggersi da solo.
Forse un sorriso alla volta ci permetterà di compiere quel passo che ci porterà al successivo e che ci permetterà di tenere saldo quel legame che prima esprimevamo abbracciandoci.
Lo sappiamo tutti che il passo spinto dal sorriso è forte e leggero come può esserlo un bacio della mamma.

 Fin qui ci siamo arrivati, ora dobbiamo trovare un modo diverso per continuare, per non doverci più trovare a pregare: “Dio mio! Mio Signore Iddio! Fate che il Diavolo non mi manchi di parola!”.





01 aprile 2020

Angelo Liuzzi

Nessun commento:

Posta un commento